Impiego energia geotermica a bassa entalpia per riscaldamento edifici

Circa il 60% dell’energia consumata nell’Unione europea è assorbita dall’edilizia pubblica e privata, di cui i due terzi per riscaldare e raffreddare gli ambienti. Una percentuale troppo onerosa, vista anche la crescente dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche estere (gas russo in primis); questo spiega le misure prese da Bruxelles in materia di efficienza energetica in edilizia, che prevedono che, a partire dal 2019, tutti i nuovi edifici siano a consumi quasi zero.


 

Per raggiungere questo obiettivo, un’attenzione particolare dovrà essere dedicata allo sfruttamento dell’energia geotermica a bassa entalpia per il riscaldamento degli edifici, attraverso sistemi a pompe di calore. Si tratta di una tecnologia che viene utilizzata con successo in molti paesi europei (Svezia, Austria, Svizzera, Germania, Danimarca e in misura minoritaria anche in Italia), Stati Uniti e Giappone, capace di garantire un notevole risparmio energetico.

Gli impianti geotermici a bassa entalpia si basano su una constatazione elementare: mentre la temperatura nell’aria varia con una periodicità giornaliera e annuale, la temperatura nel terreno risente della variazioni esterne solo nei primi metri superficiali, ed è praticamente trascurabile al di sotto dei 15 metri. Gli impianti geotermici sfruttano questo fenomeno attraverso un prelievo di calore dal terreno per conduzione, mediante un fluido vettore che circola in un circuito chiuso sotto terra a una temperatura minore rispetto al terreno circostante.

La pompa di calore permette dunque di assicurare riscaldamento e raffrescamento a un ambiente mediante una quota di energia elettrica e un contributo rilevante “gratuito” del terreno. Questa tecnologia, che potrebbe essere applicata praticamente su tutto il territorio nazionale, doveva essere una di quelle più beneficiate dal Conto termico appena varato ma, secondo le principali associazioni di categoria del settore, in realtà questo strumento garantisce il recupero soltanto del 10-20% delle spese sostenute per l’acquisto di una pompa di calore geotermica, contro il 40% dichiarato dal Governo.

Per questo motivo, anche secondo il recentissimo manifesto dei geologi, il nuovo Governo, per quanto riguarda l’energia geotermica a bassa entalpia, dovrebbe farsi promotore di una legislazione adeguataaiuti finanziari (borse di studio o prestiti).

 

18/02/2013

Fonte:

http://www.tekneco.it

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