Sono più di mille gli impianti chimici in Italia a rischio sismico

L’Enea ha lanciato l’allerta: più di mille gli impianti chimici a rischio di incidente rilevante nel nostro paese.

La cosiddetta cultura del rischio comincia a diffondersi. D’altronde le ferite dell’Aquila e quelle più recenti dell’Emilia Romagna hanno definitivamente aperto gli occhi a tutti. Al punto che anche le domande più spinose si possono ormai porre, anche se le soluzioni sembrano lontane.


 

Come in questo caso. 1.100 impianti a Rischio di incidente rilevante (Rir), per altro già noti visto che il Ministero dell’ambiente ne tiene un inventario nazionale, ma la luce che l’Enea getta su queste imprese, piccole o grandi che siano, provate ad abitarci vicino, è davvero sinistra.

Un quadro preoccupante che emerge dal convegno organizzato dall’Enea a Roma – in collaborazione con il Glis (Gruppo di lavoro isolamento sismico) e con il patrocinio dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze.

La zona più esposta, hanno spiegato gli esperti, è per esempio quella della Sicilia orientale, dove ci sono stabilimenti storici come i petrolchimici di Priolo Gargallo e di Milazzo, già tristemente noti per i rischi alla salute.

Secondo l’Enea questi siti potrebbero esser messi in sicurezza facendo adeguando gli impianti, facendo prevenzione grazie anche alle nuove tecnologie oggi disponibili.

«Il problema della sicurezza degli impianti in Italia – spiega, infatti Giovanni Lelli, commissario dell’Enea – è un aspetto che non possiamo affatto sottovalutare, dato che quasi tutto il nostro territorio è esposto al rischio sismico. La consapevolezza della vulnerabilità del nostro territorio richiede una cultura della prevenzione e l’attuazione di interventi di messa in sicurezza, i cui costi sono nettamente inferiori a quelli necessari per la bonifica e la ricostruzione dopo un incidente».

Le situazioni più a rischio secondo l’Enea – dovranno essere «valutate in funzione della pericolosità sismica, della vulnerabilità e delle potenziali conseguenze dannose sulla popolazione e sull’ambiente».

 

04/04/2013

Fonte:

http://www.tekneco.it

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