Effetto fotovoltaico tramite rivestimento edifici

Presto sarà possibile realizzare l’effetto fotovoltaico anche con elementi architettonici di edifici già esistenti, attraverso l’applicazione di innovativi materiali di rivestimento. E’ la promessa – e l’obiettivo – del progetto Specific, Sustainable Product Engineering Centre for Innovative Functional Industrial Coatings. Si tratta di un’iniziativa nata in seno all’università britannica di Swansea, che nello scorso mese di ottobre si è aggiudicata un finanziamento di 20 milioni di sterline.

Il presupposto alla base del progetto è semplice e richiama l’esempio del Regno Unito, in cui sono presenti edifici con tetti e facciate che hanno un’estensione di oltre quattro miliardi di metri quadrati. Una parte considerevole di questa superficie potrebbe essere sfruttata per catturare i raggi del sole e convertirli in energia. L’obiettivo consiste quindi nello sviluppare a prezzi accessibili materiali di rivestimento e dispositivi solari che possano sostituire le coperture utilizzate tradizionalmente e giungere al 2020, attraverso queste tecnologie, a produrre un terzo dell’energia rinnovabile generata in Gran Bretagna.

Secondo il progetto, a Swansea sarà costituito un centro con ingegneri e tecnici che formeranno un team impegnato nelle attività di ricerca e sviluppo per nuovi materiali di rivestimento realizzati con una nanotecnologia mirata a miniaturizzare ulteriormente le potenzialità dei moduli fotovoltaici a film sottile, attraverso microchip flessibili e ultrasottili applicabili a elementi in metallo e vetro da utilizzare in edilizia, che possano essere poi prodotti su scala industriale ed essere utilizzati sia in edifici di nuova costruzione che in fabbricati già esistenti, per consentire la produzione di energia e ridurne l’impatto ambientale. Un fattore importante, dal momento che il 50% delle emissioni di CO2 del Regno Unito derivano dagli edifici esistenti.

In Specific convergeranno l’esperienza e il know-how dei partner che partecipano al progetto, fra cui – oltre ad alcuni atenei (Swansea, ICL, Bath, Strathclyde, Glyndwr e Bangor) – si annoverano aziende britanniche che operano nel campo delle energie rinnovabili e due colossi mondiali comeTata – leader nel settore dell’acciaio – e Pilkington – grande produttore di vetro per edilizia e automotive.  Ad essi si sono unite aziende chimiche del calibro di BASF, Akzo Nobel, Beckers, Johnson Matthey e produttori di moduli fotovoltaici.

Per la realizzazione è previsto l’impiego di fogli di PET su cui vengono stampati i microcircuiti, con dispositivi simili a stampanti a getto d’inchiostro, come se si trattasse di una vernice o un inchiostro, ma a celle solari, utilizzabile però anche su edifici già realizzati. Un processo produttivo dai costi relativamente contenuti, facilmente replicabile per l’impiego a livello industriale e applicabile anche in ambiti completamente differenti (ad esempio, per l’inserimento di sensori di controllo delle funzioni vitali in tesuti utilizzati nell’abbigliamento).

Secondo il professor David Worsley dell’Università di Swansea – che nello scorso maggio ha presentato il progetto – l’impiego di materiali innovativi nell’edilizia, che consentano agli edifici di generare autonomamente la propria energia, diventerà un elemento cruciale per gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, unitamente allo sfruttamento di altre fonti rinnovabili. “Dobbiamo però essere in grado di coordinare efficacemente il nostro lavoro lavorando a stretto contatto con i nostri partner industriali ” ha osservato Worsley.

Pubblicato il 03 nov 2010, da Dario Bonacina
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